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Fluorescenze UV

A cura di Claudio Schincariol

La fluorescenza UV è una tipologia di indagine non distruttiva, realizzabile presso il committente, fornisce indicazioni riguardanti il solo strato superficiale dell’opera esaminata. Materiali diversi, apparentemente uguali per colore e trasparenza in luce visibile, presentano una differente composizione chimica: rispondono quindi diversamente se sottoposti ad una fonte di irraggiamento, come quella UV.
Ciò che può influenzare la risposta, è la natura del componente legante impiegato ed il grado di invecchiamento raggiunto. I materiali più antichi, maggiormente polimerizzati, presentano una risposta agli UV più intensa se paragonati a quelli di recente applicazione (che appaiono scuri) determinando una cronologia relativa alle stesure di colore all’interno dell’opera.

L’indagine viene effettuata irradiando l’opera con raggi UV, mediante lampade uv a 365 nm o con lampade di Wood, ovviamente in un ambiente totalmente oscurato. La registrazione di questo  fenomeno viene effettuata digitalmente, con attrezzatura fotografica in grado di salvare file di grandi dimensioni, in alcuni casi è necessaria la rimozione di qualsiasi filtro passabanda (non in questa dimostrativa), permettendo così l'osservazione di particolari e differenze frequenziali minime.

Nell'immagine in esame, un Gesù Bambino, scultura in gesso policromo della prima metà del XX secolo, prodotto seriale di un laboratorio specializzato nel realizzare immagini del genere. L'accurata policromia è volta a dare un aspetto veristico alla scultura, effetto ulteriormente accentuato dall'inserzione di occhi in vetro variamente colorato.
Nell'accostamento dell'immagine a colori reali con quella in fluorescenza UV, sono nettamente distinguibili i vari restauri subiti nel tempo ed evidenziati dalla “luce” ultravioletta.
Il deterioramento, dovuto all'uso durante la solennità di Natale, data al bacio dei fedeli durante i Secondi Vespri della solennità dell'Epifania a chiusura del ciclo di Natale.
Particolarmente evidente, la probabile rottura appena sopra al piede sinistro, comunque ben ricostruita e non visibile ad occhio nudo in luce diurna. Evidenti sono anche i ritocchi in prossimità dell'inserzione delle braccia sull'insieme tronco, testa e gambe.
In questa ripresa l'obiettivo usato, costituito da varie lenti in materiale plastico, ha consentito, assieme al tipo di illuminazione impiegata, una buona cattura dei particolari di fluorescenza. Come accennato più sopra, non è stato necessario rimuovere il filtro passabanda dall'apparecchio fotografico, in quanto l'illuminazione uv a 365 nm è vicina allo spettro visibile che inizia a 400 nm, è stato perciò sufficiente sfruttare la tolleranza della filtratura dello spettro catturabile.

Per ciò che concerne la riflettografia uv, viene spesso impiegata nell'analisi di carta e documenti dove consente il riconoscimento di taluni pigmenti, evidenzia i particolari della superficie come la ruvidità e le macchie.
Per le varie tipologie di ripresa, vengono impiegati diversi tipi di illuminazione, con diodi led: più adatta alla riflettografia uv, trattandosi di “luce” più direzionale, quindi più adatta alla riflessione; neon: più adatta alle fluorescenze indotte.
Necessaria in alcuni casi la filtratura selettiva con filtro uv 360 in cattura, ove è necessaria la rimozione del filtro passabanda, anteposto al sensore dell'apparecchio di ripresa.

Claudio Schincariol - CV  



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