Le caratteristiche biologiche e comportamentali dei tarli del legno fanno in modo che la loro eliminazione definitiva sia particolarmente complessa, e che soltanto un'azione congiunta tra cattura, disinfestazione, messa in sicurezza e manutenzione sia la soluzione definitiva di una infestazione.
La disinfestazione, anche se attuata correttamente su manufatti lignei attaccati dai tarli, può essere radicale, ma, se non inserita in un programma sinergico di lotta contro i tarli, non garantisce da successive re-infestazioni provenienti da altri manufatti infestati e non disinfestati presenti nello stesso ambiente, o in quelli adiacenti, o a causa di infursioni provenienti dsall'esterno.
La nuova re-infestazione infatti, può presentarsi anche a distanza di anni (i tempi variano a seconda della famiglia, della specie e delle condizioni ambientali), quando l'insetto, trasformandosi, da larva che scava. a esemplare adulto, pratica il foro di uscita sulla superficie del manufatto, per riprodursi e ovideporre.
(Un lictide già adulto in procinto di sfarfallare)
Dopo lo sfarfallamento, il tarlo si riproduce e depone le uova, perpetuando il ciclo. A questo punto, anche una superficie lignea disinfestata può essere soggetta al rischio di una nuova re-infestazione. Prima del recente avvento delle tecnologie di disinfestazione radicale, veniva utilizzato il sistema tradizionale di applicazione di permetrine in superficie o con iniezioni profonde.
Questo metodo, però, non favoriva l'abbattimento delle uova del tarlo del legno, risolvendo solo in parte il problema dell'infestazione.
Le permetrine, infatti, non garantiscono la risoluzione immediata riguardo all'abbattimento di larve ed esemplari adulti ma, in sinergia con le tecnologie di abbattimento radicale, assumono, invece, la loro vera vocazione di mantenimento. Nella fase di mantenimento con permetrine, la protezione non dura più di due anni; dopo questo periodo, inizia l'ossidazione dei principi attivi, con relativo indebolimento dell'efficacia del trattamento antitarlo.