L’ozono è classificato come presidio igienizzante antibatterico per gli ambienti.
È un gas tossico per le vie aeree; infatti, è uno dei maggiori inquinanti presenti nell’aria che respiriamo nelle città; va utilizzato, quindi, con precauzione negli usi cui è preposto, le igienizzazioni ambientali tramite nebulizzazione, adottando le necessarie protezioni e provvedendo a isolare gli ambienti in cui avvengono i trattamenti.
Non è questo, comunque, il punto in questione; il punto vero è che l’impiego dell’ozono non ha nulla a che vedere con i tarli; pure, basta fare un giro esplorativo su Internet, per rilevare annunci fuorvianti, che lo presentano associato a tecnologie di disinfestazione radicale antitarlo.
Ciò rivela, purtroppo, scarsa conoscenza di base, per quanto riguarda biologia e abitudini dei tarli e porta, equiparandoli a scarafaggi, o altri insetti di superficie, a deduzioni e conseguenti azioni errate; vengono, infatti, inopinatamente associate due differenti funzionalità: la radicale lotta alle larve, protette dallo spessore del legno e interventi ambientali di lotta agli adulti, in quanto insetti di superficie.
(Larva protetta dallo spessore del legno) (Adulti in sfarfallamento)
Si associano, cioè, tecnologie e larve, con ozono e tarli adulti.
Le tecnologie abbattono le larve, se idonee e se impiegate correttamente, ma l’ozono non abbatte gli adulti, perché ha una funzione solo repellente, non abbattente. Alla fine del loro ciclo, le larve si trasformano in tarli adulti che sfarfallano, non tutti insieme, ma in tempi differiti, vivendo pochi giorni, giusto il tempo di riprodursi e deporre le uova.
Sono lunghi, invece, i tempi dei cicli biologici e differenziati fra le varie specie:
Anobidi | Lictidi | Ceranbicidi |
I tarli adulti sono insetti di superficie per brevissimo tempo, ma trattarli come altri insetti di superficie che lo sono in modo permanente denota un grado di conoscenza approssimativa e improvvisazione.
Non ha senso combattere i tarli adulti con azioni una tantum di disinfestazione ambientale; è necessario adottare, invece, con, o senza le disinfestazioni radicali, azioni continue e automatiche di lotta, quando le circostanze le rendano opportune.
Applicato sulle superfici, non penetra a fondo e non raggiunge le larve, ma attua una strategia di lungo periodo: attende che sia completato il ciclo, dopo la trasformazione, per abbattere gli adulti all’atto dello sfarfallamento.
Gli anobidi catturati dalle trappole elettro-luminose UVA sono tarli in meno che vanno a riprodursi e depositare le uova.
Queste azioni sono da adottarsi sempre, prima e dopo le disinfestazioni radicali, perché sono:
• preventive, per salvaguardare gli ambienti bonificati, o ancora sani, dalle incursioni dei tarli provenienti da locali adiacenti, o dall’esterno.
• di ordinaria manutenzione, che, dopo gli interventi, diviene complementare alla disinfestazione radicale.
• alternative alle disinfestazioni radicali, in presenza di focolai iniziali, che abbiano una diffusione limitata.
È sbagliato attuare contro gli insetti di superficie qualsiasi azione irritante, senza predisporre barriere di contenimento che blocchino le fughe centripete con irrorazioni atossiche per persone e animali domestici.
Si crea, in questo modo, una esportazione dell’infestazione negli ambienti circostanti, che portano la situazione, in breve tempo, fuori controllo.