I fori che si notano sulle travi e sui mobili, indipendentemente dalla specie infestante che li ha prodotti, sono di sfarfallamento, cioè di uscita dell’insetto adulto, che ha terminato la sua opera di scavo nella sua forma larvale.
Il periodo larvale di scavo può durare, nel caso dei Lictidi da 6 a 18 mesi, nel caso degli Anobidi da 2 a 4 anni, nel caso dei Cerambicidi da 7 a 17 anni.
(Campioni di Anobium punctatum- Campioni di Xestobium rufovillosum)
(Lyctus brunneus - Cerambicide)
Ciò significa che, alla fine del suo ciclo vitale, ogni adulto pratica un foro da cui sfarfalla, per vedere la luce e per incontrarsi con un esemplare di sesso opposto, riprodursi e deporre nuove uova.
La famiglia dei Cerambicidi scava lunghe gallerie che si possono intersecare fra loro; è possibile, quindi, che più individui sfarfallino da uno stesso foro. Questo può ingannare sulla reale consistenza della popolazione, spesso molto superiore a quanto si potrebbe supporre dal numero dei fori.
Le uova vengono deposte, non nei fori esistenti, ma nelle fessure ed asperità del legno. Non è dato sapere dove, perché sono invisibili ad occhio nudo, ma sono tante: a seconda della specie, per ogni femmina di Lictide da 50 a 60, per ogni femmina di Anobide da 20 a 40, per ogni femmina di Cerambicide fino a 100. Quest’ultimo compensa, con la prolificità, la lunghezza del suo ciclo vitale; è una questione di sopravvivenza della specie.
Deposte le uova, entro due, tre settimane al massimo, a seconda della famiglia, queste schiudono ed altrettante larve cominciano a scavare, per i tempi indicati, prima di sfarfallare a loro volta, in forma di adulto. Il ciclo continua in modo esponenziale.
(Larva di lictide - Larva di anobide - Larva di cerambicide)
Per questa ragione, la stuccatura dei fori può essere utile, anzi auspicabile, ma più per ragioni estetiche e, in caso di forte danneggiamento del manufatto, per ragioni di restauro e consolidamento.
Invece, non serve per la prevenzione e per la bonifica, perché questa azione, pur utile, non interferisce sul ciclo di riproduzione dei tarli già all’opera. Nella stagione calda, il ciclo biologico degli infestanti subisce una accelerazione ed è certo che, senza un intervento di bonifica radicale, si noteranno nuovi fori di sfarfallamento, anche dopo aver chiuso quelli vecchi.
Un foro è attivo, cioè indica una attività recente, quando ha i bordi netti e continui e conserva al suo interno tracce di granuli di rosura. Bordi sfrangiati sgombri da rosura, con l’interno scuro, indicano fori che sono di vecchia data ed inattivi. Quando un manufatto ligneo presenta tutti i fori di vecchia data, vuol dire che si è completamente esaurita l’infestazione su quel manufatto. Non va confusa la stuccatura, compatta, con le tracce di rosura, granulosa e asportabile.
(Fori attivi di anobide - Fori inattivi di anobide - Fori stuccati di anobide)
L’aspetto e la consistenza della rosura sono specifici per ogni famiglia,
fra le tre principali dei tarli (Anobidi, Cerambicidi, Lictidi) e possono fornire indicazioni precise per l’identificazione.
La rosura degli anobidi si accumula in forma di mucchietto concentrato sulle superfici che si trovano al di sotto dei fori di sfarfallamento ed ha la consistenza granulosa del sale fino e colore biancastro.
Le larve di cerambicidi scavano solo legno che sia più giovane di 90 anni e solo nelle sezioni dell’alburno, cioè quelle più esterne e giovani, perché ricche di sostanze azotate, di cui necessitano per digerire la lignina. Nella sezione dell’alburno, il danno è totale.
In una infestazione che sia in corso da molti anni si può notare che molte aree delle superfici lasciano intravedere zone che si presentano come masse di materiale compatto e soffice, come borotalco.
La rosura dei Cerambicidi si presenta in genere come sbavature verso il basso, dai fori di sfarfallamento lungo i fianchi delle travi ed ha una consistenza fine come di borotalco e di colore avorio carico.
Le larve del lictide scavanp lungo i vasi linfatici del legno tenero, compiendo distruzioni totali sotto le superfici apparentemente intatte. La rosura del Lictide, è quasi impercettibile, perché il coleottero adulto provoca un foro di sfarfallamento piccolo come la punta di uno spillo e pochissima fuoriuscita di materiale che, nella caduta, si disperde sulle superfici sottostanti, apparendo come un sottile strato di comune polvere.
La consistenza è fine come quella del borotalco ed il colore è biancastro.
Quando l’infestazione da lictidi è in atto da qualche anno, si può osservare che, al tatto, le zone compromesse hanno le superfici che cedono alla pressione dei polpastrelli, perché, pur essendo apparentemente intatte, in realtà nascondono, subito al di sotto, nello spessore interno del legno, la demolizione totale delle fibre. Se si scoperchia una porzione della superficie, al di sotto si noterà la massa compatta della rosura sottilissima, quasi impalpabile.
La rosura, che è un misto di legno digerito e di escrementi, dopo lo sfarfallamento del tarlo tende a scurirsi nel tempo perché si ossida, assumendo, man mano, un colore sempre più brunito.
Col tempo, tende ad uscire dai fori, specie da manufatti mobili soggetti a movimenti, come cassetti, porte, arredi di piccole dimensioni, per sollecitazioni meccaniche come pure, nel caso delle travi, per le scosse di camminamento dai piani superiori. A volte, questo fenomeno, specie se si manifesta dopo una bonifica radicale, può trarre in inganno i non addetti, facendo pensare una recrudescenza di attività dei tarli. L’osservazione del colore della rosura, può sciogliere il dubbio: gli sfarfallamenti recenti producono rosura molto chiara. Se la rosura è scura, si tratta di fuoriuscita di vecchio rosume da sollecitazione meccanica.
A volte, altre specie non xilofaghe di insetti, cioè specie che non rodono il legno, possono sfruttare i fori e le gallerie dei tarli, per deporvi le loro uova. Il caso più frequente è quello delle mosche (nella foto larve e pupe), ma anche altre specie di insetti osservano questo comportamento; per questo, potrebbero essere considerate simbionti dei tarli.
Al momento della schiusa delle uova di questi insetti simbionti le larve escono dai fori, pronte a trasformarsi in adulti all’esterno e, nel movimento, smuovono la rosura residua; chi non è esperto può essere tratto in inganno, da quelle che ritiene nuove attività dei tarli, specie se avvengono dopo la bonifica. Anche per questa ragione, è opportuno stuccare i fori dopo la disinfestazione. È molto difficile distinguere le famiglie degli insetti osservando le larve; può farlo un entomologo osservandole al microscopio. Le larve dei tarli, in ogni caso, non escono alla luce; a sfarfallare, rompendo l’ultimo strato della superficie lignea è solo l’adulto.